Palazzo Ulloa di Lauria

Già prima che il viceré Duca di Medicinaceli, nel 1697, facesse selciare la via “per comodo del passeggio, tutta lastrica ed ornata di fontane da passo in passo con una ringhiera di alberi di salici per far ombra”, su quella che era nel ‘500 la primitiva linea delle case dei pescatori, l’odierna Riviera di Chiaia, cominciarono a sorgere i grandi palazzi della nobiltà napoletana.

Tutta la Riviera di Chiaia ne è costellata ed ognuno, a suo modo, ha un fascino particolare: facciate, portali, cortili e scale evocano l’eleganza di quell’aristocrazia napoletana che in epoca borbonica si riversava nel Real Passeggio, la Villa Comunale.

Tra due palazzoni alti di cemento armato edificati dove si ergevano il palazzo Maresca di Serracapriola e il Palazzo Di Sangro, ha resistito ai bombardamenti e agli incendi che nulla hanno lasciato delle fabbriche attigue, il palazzo Ulloa di Lauria, detto anche Motta di Bagnara. Il fascino dell’edificio antico si respira già ad osservarne la facciata che, a destra del seicentesco portale di piperno, fiancheggiato da lesene scanalate a mo’ di colonne, regala la vista di una gradevolissima loggia con apertura a due archi nel primo livello e a quattro colonnine in quello superiore. L’edificio gia’ riportato nella veduta Baratta del 1629 doveva essere ben più ampio di quello che attualmente si vede, inglobando in origine la proprietà del vicino Palazzo di Sangro, andato distrutto durante la guerra nel 1943. Conserva dell’impianto seicentesco, oltre al portale, i due cortili, quello piccolo che si apre all’ingresso e quello più grande che ne è il proseguimento, introdotto da un gradevole porticato con volte a crociera. Nel mezzo, addossato ad una parete, un curioso orologio orientaleggiante, secondo la moda delle dimore nobiliari dell’epoca, risale nella decorazione alla seconda metà del Settecento e nel meccanismo, progettato per suonare ogni mezz’ora, all’Ottocento. Un connubio di arte napoletana e francese, restaurato nel 2021, come si legge nella targa apposta poco più sotto, per volere dei condomini spinti dalla passione di Rosario Rusciano, apprezzato avvocato napoletano ed assessore alla Cultura del Comune di Napoli, scomparso qualche anno fa.

Nel 1833 il palazzo fu acquistato dalla marchesa inglese Luisa Dillon che assegnò parte della proprietà al figlio Carlo Strachan. Alla morte di questi il palazzo fu ereditato da Fabrizio Ruffo di Motta Bagnara, nipote di Carlo. Nel giardino retrostante il palazzo fu edificata una nuova ala, dove è apposto ed è attualmente visibile, lo stemma marmoreo dei Ruffo.

Il palazzo venne requisito dalle truppe americane nel 1944. Depredato di parte delle opere ivi contenute e della fontana che pare occupasse il centro del cortile grande, la struttura, diversamente da quanto avvenne per i nobili palazzi adiacenti, rasi al suolo e sostituiti da edifici moderni, ne rimase indenne.

Così, passeggiando per la Riviera di Chiaia, nel tratto intitolato alla Principessa Rosina Pignatelli, tra il cemento che lo circonda, baluardo di nobiltà dei tempi antichi è il Palazzo Ulloa di Lauria e il suo orologio “cinese”.

Scritto da:

Marialaura D'amore

Marialaura D'amore

Laureata in giurisprudenza, lavora nel settore pubblico e nutre un grande amore per l’arte, la storia, le architetture, i musei e i panorami di Napoli, che fotografa nelle sue passeggiate.

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